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I

A Giambattista Manso

C hiede quattro ducati in prestito.


L’infinita gentilezza che da che V. S. ha degnato ricevermi per servitore io ho continovamente conosciuto in tutte le sue degnissime azioni, e quella confidanza la quale io ho presa dalla servitú che con lei tengo, m’assicurano questa volta ch’io ardisca di supplicarla d’un favore. Percioché, non sapend’io in qual altra persona confidarmi, ricorro alla benignitá generosissima della sua virtú, in cui si veggono gloriosamente risplendere nuovi raggi di quell’antica luce che a’ buoni tempi soleva essere ardente.

Saprá V. S. ch’io per mia disgrazia mi ritrovo troppo fieramente agitato da moltissimi e gravissimi travagli per esser in rotta con mio padre, le tirannie del quale io mi risolvo a non poter piú tollerare. Per la qual cosa, dovendo io sodisfare ad alcune mie estreme necessitá, priegola per quella innata magnanimitá ch’ in lei ho sempre veduto rilucere, mi favorisca imprestarmi per lo spazio di quindici giorni quattro ducati, infino a tanto ch’io con lui mi rapacifichi. Ché oltre ch’ Ella fará cosa degna della sua solita grandezza e cortesia, a me porrá il giogo al collo e la catena al piede, né potrá mai o luogo o tempo o fortuna disciormi da’ legami dell’obligo, né cancellare da me la memoria d’un tanto favore. E con questo fine, a V. S. illustrissima bacio umilissimamente le mani, pregandole dal cielo ogni felicitá.

Da Napoli [1593].