Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/91

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e quel venne di rabbia diabolica che, rodendogli il cuore, lo trasse finalmente a disperazione. E quantunque io non sia in tale stato che né per merito né per grandezza possa o debba essere invidiato, tale è nondimeno la meschinitá degli infelici che suole alle volte insidiare anche le picciole fortune di chi almeno sopra loro s’avanza. Ha egli insidiato in me non il valore ma l’applauso, percioché quello è parte del merito ed io conosco di meritar poco, ma questo è effetto della ventura e mi avveggo averne ottenuto piú che non mi si dee.

Ma perché vo io con tanto studio cercando altre ragioni della mia innocenza, se il miracolo sensibile ed evidente col quale sono stato campato da si grave pericolo chiaramente la manifesta? Ch’un uomo venga risoluto d’ucciderini, che per effettuare questa sua deliberazione procuri diligentemente tutti i mezi efficaci, che porti una pistola carica di piú palle, che mi tiri cosi da vicino che colpisca e che non mi offenda; questo è un effetto di maraviglia che non può per umano aiuto o consiglio naturalmente avvenire. Bisogna adunque renderne grazie alla eterna providenza del sommo Iddio e alla pietosa intercessione della sua beatissima Madre, la quale per la particolar divozione che le porto non volse soffrire ch’io nella vigilia della sua Immaculata purificazione fossi morto per mano d’un traditore si bruttamente. E come ch’io sappia altro fato ed altro destino non ritrovarsi che la serie delle seconde cagioni dependenti dalla divina providenza, puossi ciò nondimeno in parte anche da decreti astrologici congetturare. Percioché, avend’io nel mezo cielo del mio natale la spicca della Vergine, la qual forse misticamente la vera Vergine significa, giovami di credere che in virtú di si regia e potente stella e positura sia stato io (non però senza divino ordine) dal mortai rischio preservato con salvezza della vita. Offra ciò ha da attribuirsi alla protezione del glorioso san Maurizio, di cui mi glorio d’esser umilissimo servo. Né voglio credere ch’ultra mano che la sua torcesse lunge dal mio petto la violenza di quel colpo, poiché il mantello per tutto forato da quella parte dove è la croce, e la croce, sola riinasa intatta dalla botta, non può certo senza straordinario stupore