Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/112

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IOÓ GIAMBATTISTA MARINO

Eqviti Iohanni Baptistae Marino

POETAR SVI SAECVLI MAXIMO CVIVS MVSA E PARTHENOPEIS CINERIBVS ENATA INTER LILIA EFFLORESCENS REGES HABVIT MAECENATES CVIVS INGENIVM FA ECVN DITATE FELICISS1MVM TERRARVM ORBEM HABVIT ADM1RATOREM ACADEMICI HVMORISTAE PRINCIPI QVONDAM SVO PP.

A canto all’elogio a man diritta si vedeva in un quadro grande ritratto il cavalier a sedere in atto di studiare; pittura fatta dal signor conte Francesco Crescenzio, fratello del signor Cardinal Crescenzio, tanto al naturale che per la viva espressione del poeta, si come è e sará sempre degna da esser ammirata anco dagli stessi pittori, cosi da chi recitò l’orazione meritò l’autore d’esserne publicamente commendato e cognominato «romano Apelle». A mano manca, vicino pur all’elogio, era posto un altro quadro, ritratto del cavalier Guarino, che fu anch’esso principe dell’accademia. Di qua e di lá dai ritratti, presso ai canti o angoli della sala, per compito ornamento di quella facciata stavano con proporzionata distanza attaccati due quadri dipinti a chiaro e scuro, e quattro altri simili (cerchiati e fregiati tutti sei, in cambio di dorate cornici, di ramoscelli uniti e legati insieme di lugubri cipressi) nell’altra parte rincontro a questa si miravano. In questi quadri di assai notabil grandezza venivano rappresentate diverse virtú, cioè la Vigilanza, l’Invenzione, la Poesia, la Fama, l’Onore e la Retorica, s’io non erro; nelle quali è stato segnalatissimo il Marino. Ed erano per l’eccellenza della pittura molto pregiati, poiché li due primi sono di man di Giovan Battista Vallesio, la Poesia del Baglioni, la Fama del cavalier Giuseppe d’Arpino, l ’ Onore del cavalier Pomarancia e la Retorica del Lanfranco; pittori in Roma della prima classe e de’ piú celebri che abbia oggidí l’Italia, e che in virtuosa concorrenza con queste lor opere hanno cercato di mostrar il lor valore e ombreggiare la stima che del cavalier Marino, vero ed eloquente pittore, ciascun di essi faceva. Girando poi l’occhio, areste da una banda veduto P impresa dell’accademia, il cui corpo figurato è il mare e una nube che gli ha tratto l’umore versante, e il motto dice «Redit agmine etnici» ;