Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/128

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mi rallegro con lei del miracoloso successo. Della magnanimitá di V. S. in procurar salute al reo, non le scriverò altro se non che, se il pericolo la fa gloriosa, la gloria la fa pericolosa. [Di Bologna, febbraio del 1609].

XV

Di Giambattista Marino R isposta alla lettera precedente.

Io non dubito punto che lo spaventoso accidente seguito questi giorni passati in persona mia non sia stato sentito vivamente dagli amici e padroni piú cari, perché ha potuto muovere ad orrore ed a pietá anche gli animi di coloro che non mi conoscono. E che in particulare V. S. abbia voluto condolersi meco della disgrazia del pericolo e congratularsi della grazia del miracolo, me ne pregio ma non me ne maraviglio, sapendo quanto Ella è cortese e quanto mi ama. Certo mi conviene benedire il rischio passato e sentire il buon grado alla botta de l’archibugio, poiché, se ha cercato di danneggiarmi nella vita, mi ha dall’altra parte assicurato ch’io non son morto nella grazia di V. S., mercé dell’affettuosa ed ingegnosa lettera della quale si è compiaciuta di consolarmi. La lettera fu letta in presenza di S. A. serenissima e dell’uno e l’altro illustrissimo cardinale, e commendata come parto d’arguto e vivace intelletto. E se bene Ella dice che fu scritta in fretta, non è però da credere ch’assai piú veloce non corresse l’ingegno nel comporla che la mano nel vergarla, o che l’auttore, il quale mostra aver carestia di tempo, abbia penuria di concetti e di vivezze; anzi il carattere frettoloso e fuggitivo ha fatto arrestar di meraviglia chiunque l’ha letta e messo curiositá in questi prencipi d’aver piú minuta notizia delle qualitá di V. S.: a la quale io mi persuado avere in buona parte sodisfatto; perché, si come non lascerò mai di servirla quando il porti l’occasione, cosi non mi stancherò mai d’onoraria ogni volta che ’l tempo il richiegga. Fu anche letta