Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/15

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rivedremo costi, poiché l’Adone è giá stampato tutto, parlo quanto al corpo del poema, ma vi mancano ancora alcune prose di discorso che vanno nel principio. II re si è lasciato intendere di volermi fare un gran presente quando io lo presenterò. Staremo a vedere.

Giá vi scrissi che in Roma sono aspettato come papalino, dichiarando che non vi sará obligo alcuno di servitú e sarò essente dalle leggi del corteggio. Il signor cardinale Lodovisio mi offerisce gran cose con animo generosissimo, protestando che non pretende se non godere la mia conversazione quel poco di tempo che starò in Roma e trattarmi come servitore del re cristianissimo.

Finisco baciandovi le mani.

Di Parigi ( 1Ó23J .

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Al signor conte Fortuniano San Vitali

Non è affatto disposto a cangiar * servitú», per quanto tra breve debba ritornare in Italia.

Io sperava che la stampa dell’Adone dovesse senz’altro esser finita per questa pasqua, per poter subito dare una passata in Italia. Ma non è stato possibile, se bene non credo che anderá molto in lungo; ed io son risolutissimo, sbrigato che me ne sia, di venirmene volando, ancor che fusse di mezza state.

Quanto alla mutazione della servitú che mi accennate, per Dio starei ben fresco a volere scendere dal cavallo! Non dico che il personaggio di cui si parla non sia grande e degno di suggetto piú eminente di me; ma non mi par che convenga, dopo l’aver servito al maggior re del mondo con condizioni tanto onorevoli, d’impiegar la mia persona altrove. Oltre ch’io sono giá stracco delle corti e non ne voglio piú; e poiché Iddio mi ha dato il modo d’uscire di necessitá, mi delibero di vivere a me stesso gli anni che mi avanzano con qualche riposo e tranquillitá.