Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/175

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l’Adone, non diverti mai per sentieri cotanto ameni; anzi mi persuado, per quei saggi ch’io n’ho gustati, che si fatto poema sará, come la poesia di tutti gli onori, cosi l’onore di tutte le lingue. E tengo per fermo che sul margine di si puro Elicona restaranno sfrondati tutti gli altri allori; che, come alle spiritose vigilie della sua musa dormiranno tutte l’altre muse, cosi nel grembo di lei veglieranno tutte le grazie e tutte le meraviglie. Beato il Cardinal Ludovisio, oltre tant’altre felicitá, se seguirá, come spera il inondo, l’impreso stile di ricevere e favorire si fatti soggetti. Mecenate e Augusto sovra si fatte penne volarono all’eternitá del nome; ché ben sapevano eglino che piú saldo scudo contra l’invidia e l’oblivione fanno l’ombre degli allori che quelle delle palme o quelle della quercia.

[Dal Sasso, villa del Bolognese, aprile o maggio 1623].

XCIV

A Giambattista Marino


Loda l’Adone.

Ho veduto il vostro Adone. Insomma la cara stella di Venere ha versato questa volta l’estremo nembo de’ suoi dolcissimi influssi; le sue rose in terra tutte si sono aperte; i suoi mirteti hanno lagrimato ambrosia; i suoi cigni hanno fatte l’ ultime prove del canto; l’Aurora ha sparsa piú che mai copiosa sovra le marine di Cipri la pioggia delle sue preziosissime perle; i laureti di Pindo tutti si sono sfrondati a gara per incoronarvi; il fonte d’ Ippocrene è corso nettare; le nove muse, per non poter piú degnamente ministrare ad altri, per voi ed in voi si sono trasformate in grazie; al carro de’ vostri trionfi veggo incatenati i poeti di tante lingue e di tanti secoli; sul Campidoglio di Parnaso non veggo gli occhi di tanti spettatori conversi ad altro che alla vostra imagine; su l’altare delle vostre glorie veggo sacrificati tutti i poemi terreni. Chi leggerá le vostre composizioni, s’egli non será poeta, trarrá da mille eccellenze mille meraviglie; s’egii será poeta, coglierá da mille