Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/176

Da Wikisource.

meraviglie la propria desperazione, ed a ragione, poiché col volo della vostra penna vola dal cuore la speranza a mille poeti di mai piú gloriosamente comporre. Tenera è la matteria che trattate; ma fra le tempeste amorose scintillano ad ora ad ora i baleni dell’epica maestá. Non meritarebbe d’aver lingua chi dicesse che tutte le glorie possibili della lingua tosca non fossero sparse per entro il vostro poema; e giurerei che non ha tante stelle il firmamento quanti lumi onorano questa vostra immortai fatica. Signor Marino, se vi toccasse mai il pensiero di rilambire l’immortalitá di questo parto, purificate qualche senso amoroso e frenate insomma il corso a qualche amore. Ma non giá frenate l’amore che mi portate.

[Dal Sasso, villa del Bolognese, aprile o maggio 1623].

xcv

A UN AMICO

Oroscopo sulla salute del papa Urbano ottavo.

Io non so per qual negligenza de’ corrieri o per qual mia sorte nemica mi sia capitata si tardi una lettera di V. S. eccellentissima. So bene che con senso d’estrema gratitudine io le rendo efficacissime grazie della memoria che conserva di me e degli amorevoli presaggi che mi fa. E pregola darmi avviso svelato come sta Nostro Signore, perché le voci sono torbide; ed io, non potendone venire in chiaro, ne vivo con molto martello. Se l ’astrologia fosse vera (il che io non affermo né niego se non quanto afferma o niega la Chiesa), non s’averebbe a dubitar punto che Nostro Signore non avesse a passarla felicemente; perché, se bene egli ha il sole per direzzioni al quadrato di Saturno nell’equatore, tuttavolta, avendo nello stesso tempo l’oroscopo al sestile di Giove occorso potentissimamente nella sua genitura, la sua salute verrá in chiaro. E se bene so che mi potrebbono esser fatte difficoltá, nondimeno ho ripieghi reali e sodi a tutti quanti potessero imaginarsi.