Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/183

Da Wikisource.

vi dirò che con lagrime di vero dolore ho pianta la sua morte, e con lagrime di vera dolcezza ho lagrimato le circonstanze di si religioso passaggio. Signor Girolamo, egli è morto, come dice il nostro Lamberti, l’unico maestro che n’insegnò le dolcissime armonie, con che si aggiustatamente si corrispondono tra di loro le sentenze poetiche. Sepolto è l’unico padre di quei bellissimi lumi che da l’antiche tenebre hanno tratta la poesia toscana. Tramontato è il sole de’ poeti, anzi dirò quasi che terminato è il mondo poetico, perché si fatto sole non risorgerá mai piú. E se le parole, che altre volte ho dette e scritte intorno all’altissimo concetto ch’io portava di cosi grand’uomo, furono, vivendo egli, sospette; ora la di lui morte sará vita della mia fede. Ché però giurovi che l’intelletto mio non giunge a conoscere che penna toscana possa mai trapassare i luminosi voli della nobilissima penna del Marino. Vero è che la pianta di si grand’ingegno mandò ben fuori talvolta alcuni rampolli o di soverchio lascivi o di qualche irreverenza o di smoderato ardimento; ma non è però che, recisi quelli, ella non rimanesse la piú felice, la piú sublime e la piú gloriosa che negli orti toscani allignasse giamai. E se il premio può ragionevolmente testificare il merito fra gli uomini, potrete forse con veritá soggiungere che dal gran Virgilio in qua non fu poeta che piú di lui riportasse, da prencipi e da regi, tesori in testimonio de’ suoi finissimi talenti. E se doppo lui di si fatti tesori non è rimasta reliquia proporzionata alla sua richezza, fu solo gloriosa colpa della sua magnanima liberalitá. Insomma il Marino è morto, e cosi dal romore delle trombe marziali, che ad ora ad ora si vanno pur troppo destando nella povera Italia, è stato fatalmente terminato il dolcissimo suono della sua cetra.

Ma se il gran Luigi re de la Francia nel dovuto viaggio di Gerusalemme, desiderato ed aspettato da tutto il mondo, giungesse mai senza travaglio del bel paese fra le delizie di Napoli, dovrebbe ragionevolmente con lagrime d’Alessandro piagnere sovra la tomba del Marino, la cui cetra si sarebbe senz’altro fatta tromba per risuonare i magnanimi gesti de si glorioso monarca. Il Marino è morto; che tanto è quanto se io dicessi: è

I 2