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184 CLAUDIO ACHILLINI

le quali neanco egli stesso si credea, benché i miserelli di leggieri si diano a intendere tutto quello che intensamente disiderano. Ché se creduto veramente l’avesse, non averebbe posto tanto studio e fatica in procurarne la proibizione da’ censori ecclesiastici : nel che non si vedeva mai stanco, maneggiandosi or da se stesso or per via de’ suoi seguaci, si come è stato scritto da piú persone e non dubito ch’a voi ancora non sia venuto all’orecchie, essendo cosa, possiam dir, nota a tutta Italia e di cui va il medesimo Stigliani vantandosi come di gloriosa impresa.

Con tali avvertimenti potrete servirvi come vi parrá meglio di questa mia scrittura, qual ella siasi, avend’ io avuto nel formarla principal mira al vostro gusto. E Dio vi feliciti.

Di Roma, a’ 20 di gennaio 1629.

CXV

Al re cristianissimo, il gran Luigi,


IL VITTORIOSO, IL GIUSTO

Lo esorta, dopo la conquista della Roccella e la liberazione di Casale, a tentare l’ impresa del Santo Sepolcro.

Sire, tutte le lingue, tutte le penne, tutti gl’ingegni e tutti i cuori della cristianitá sono pieni della vostra pietá e delle vostre glorie militari. Giá siete arrivato a segno che non avete altr’emolo in terra che la vostra fama: questa vorrebbe rendervisi eguale, ma giá s’accorge di tentare un’opera disperata. Da qui avanti la gloria imparerá dal vostro nome a glorificare i nomi regali, e gli Omeri moderni non avranno fra le tenebre dell’antichitá a mendicar gli Achilli. Voi séte il centro della gloria regale, e vi fanno circonferenza e teatro le beate meraviglie dei piú sublimi ingegni che abbia il mondo conosciuto. Gran punto è questo: che sui carri dei vostri eterni trionfi non si sono mai veduti scompagnati questi due trionfatori, la Religione e Luigi. Voi, militando contra i rubelli del vostro nome