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CXVIII

Al cardinale di Richelieu


Chiede una riga di risposta da Luigi decimoterzo al sonetto «Sudate, o fochi, a preparar metalli».

Quando la prima volta il re venne a Susa, io concorsi col resto del mondo ad applaudere alle glorie di quell’azzione, e le mie voci devote furono espresse in quel sonetto che cominciava:

Sudate, o fochi, a preparar metalli,

accompagnato da quella lettera che cominciava: «Tutte le lingue, tutte le penne e tutti i cuori della cristianitá»; la qual lettera e sonetto furono ventitré volte in ventitré cittá dell’ Italia in brevissimo tempo stampati e ristampati, piú per la materia che trattavano che per quella forma che aveano sortita dalla mediocritá dell’ ingegno mio. A si fatta proposta io sperai sempre una riga almeno di risposta regia, riservando di farne conserva fra le piú care memorie della mia casa; anzi, dirò quasi, di farne un inviolabile fideicomisso, perché mai non avesse a perire la memoria di un si fatto regalo. Ma finora la speranza è stata vana, e indarno ho aspettata questa consolazione, quantunque avessi determinato di replicare a si fatta risposta atti molto piú memorandi della mia divozione verso il re e verso l’Eminenza Vostra. Ora, perché intendo e dalla corte di Torino e da quella dell’ambasciatore di Francia in Inghilterra e da piú d’un gran cavaliere francese passato per Bologna, mia patria, che la desiderata risposta mi fu e decretata e spedita molto qualificatamente dalla corte del re, anzi dalla cittá di Roma me ne sono state fatte vive ed insolite allegrezze, ho risoluto di dar parte di questo fatto all’Eminenza Vostra, non con altro fine che perché si sappia la veritá del mio desiderio, il quale dura tuttavia, d’esser fatto degno d’una benché brevissima risposta o dall’ Eminenza Vostra o dalla Maestá del re, non solo per quegli onori che nascono dalle grazie regali, ma per chiudere ancora la bocca ad alcuni malevoli che mormorano delle mie azzioni. Faccia