Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/208

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casi abbia operato apparendo in forme visibili ed andando alle porte delle case a seminar la peste, si legge nel libro sesto dell’ Istoria de’ longobardi di Paolo Diacono al capo quinto, ed in Procopio al secondo libro della Guerra de’ persiani ; e piú espressamente essere ciò avenuto sotto P imperio di Gallo e di Volusiano, il narra Pomponio Leto, togliendolo forse da un’orazione di Gregorio Nisseno in lode del taumaturgo. Si che verissime esser possono le novelle che da Milano si spargono di apparizioni di fantasime, ch’infestano e talora anche percuotono aspramente gl’infermi; come essere stati veri somiglianti terrori in tempo di pestilenze, leggiamo in Evagrio, in Cedreno ed in Sigiberto.

Può nondimeno accadere che la moltitudine, credula al suo peggiore ed inchinata alla superstizione, v’aggiunga molte cose del suo in virtú dell’eccessivo timore che la toglie di senno. Però figliuole della paura e della sciocchezza stimo io quelle larve di principi, di vecchi, di palazzi, delle quali s’empiono i fogli di Lombardia, quando non siano machine mal composte di qualche ingegno piú curioso che discreto, per dar materia di spavento alla plebe, e agli uomini sensati o di riso o di sdegno. È certo nondimeno che nelle publiche calamitá gli autori antichi osservano molte fiere visioni, o vere o pur imaginate dalla paura. Cosi nella vita di Traiano e di Tito parla Dione di certe figure gigantesche; cosi Dionigi alicarnasseo nell’ottavo e nel decimo annovera fra molti prodigi ancora gli spettri spaventosi; e molto piú i poeti sono in cotal argomento abbondanti. Tanto che per abbatter dalle sue fondamenta Milano era necessario ch’alia fame compassionevole, alle violenze di barbara soldatesca, alle ruine di tanti anni di guerra, alle stragi della peste commune s’aggiugnesse il veleno, dirò insanabile, s’è composto sin nell’inferno con liquori nel nostro mondo non conosciuti. E questi sono i tempi, signor Claudio, ne’ quali ci siamo avvenuti? e questi sono i costumi che ci convien soffrire? e questi sono gli uomini con chi fa di mestiere che conversiamo? Oh quanto v’invidio la vostra torre per sottrarmi dal conoscimento d’un mondo si scelerato ! oh quanto piú sicura