Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/215

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popoli intieri? È egli accidente o sostanza? Se accidente, o è trasportato o è prodotto. Al primo modo repugna la filosofia, la quale non ammette il passaggio degli accidenti da un soggetto all’altro. Al secondo pare che ripugni il non potersi intendere con quale energia possa l’appestato tradurre dalle radici o dalle potenze de’ panni agli atti una si fatta qualitá, oltre che non sarebbe agevol cosa l’ assegnare in qual spezie di qualitá dovesse riporsi. Se è sostanza, come vogliono tutti gli antichi, e greci e latini, o è semplice o è composta. Se semplice, o ella è aerea; e perché in brieve tempo non vola alla sua sfera, liberandone i panni? o è acquea; e perché o non bagna o non è dall’ambiente, tante volte accidentalmente secco, disseccata e consumata? o è ignea; e perché non abbruggia? o è terrea; e perché o non si vede o col tatto non si sente? Se è sostanza composta, torno a dire che dovrebbe o con l’occhio o col tatto discernersi; eppure egli è verissimo che un panno bianco, mondissimo agli occhi nostri, ucciderebbe una cittá intiera. In questa confusione di pensieri io mi risolvo con dire che la peste è un flagello ineffabile agitato dalla mano di Dio, e ch’allora cessa il castigo quando Dio leva mano dal flagellarci.

Ma perché la lunghezza di questa risposta non abbia a cagionarvi tedio, fo fine; aggiungendo solo che, se voi pensaste che la perdita che avete fatta di tanti amici potesse con la debolezza delle mie forze ristorarvisi, eccomi a rinovarvi quella professione di amicizia che altre volte io vi feci in Ferrara, in Roma, in Bologna, in Venezia, in Milano e altrove. Intanto vivete lieto e con la vostra penna mantenete le stampe nel possesso di quegli onori che tutto il giorno ricevono dalle cose vostre, e con la vostra lingua tenete in vita le glorie di cotesta nobilissima catedra; e con la penna e con la lingua insieme conservate, come finora avete fatto, le bellezze alle belle lettere, anzi conservate alle lettere umane la divinitá del vostro ingegno.

E pregandovi a riverir a mio nome un ecclesiastico eroe che si trova in Roma, dico monsignor de’ Massimi, idea de’ prelati ed auttore della nobilissima lega che hanno fatta in lui la Prudenza, la Magnanimitá e la Religione, e a salutarmi il