Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/217

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Al signor Paoli

Ne loda un idillio.

Signor Paoli dolcissimo, ho veduto il vostro bellissimo idilio sovra i bagni della nostra ninfa; e posso dire d’essere stato ai bagni del nostro Elicona per medicare il dolore della mia longa assenza da voi. Ma per vita vostra, che è cotesta furia di paradiso che si fortemente vi tormenta? anzi che bianca e che vana calce porta ella nel seno, poiché, posta nell’acqua, apre con tant’ impeto i propri ardori ai vostri danni? L’acque sono pur i rimedi contra gl’incendi; e voi dalla vostra sorte siete condotto a sentir piú fieri i mali dentro alle medicine! La magia d’amore ha trasformato lo spirito vostro in una farfalla mostruosa ed inaudita, poiché per aver a incenerire va volando d’intorno all’onde. E nessuna penna fuori della vostra potea si felicemente e si gloriosamente spiegare cotesto accidente; poiché, circondando quell’umido i vostri ardori, l’antiperistasi v’ha fatto esprimere questo fulmine di poesia che trafigge di maraviglia.

Me ne rallegro con voi, ma piú mi rallegro che le vostre lodi fioriscano in bocca al signor Cristofaro Cenci. In giardino piú odorato e piú adorato non potrebbono far mostra, di chi se sia: il caldo dell’amor che vi porta e i vivi nutrimenti del vostro gran valore il fecondano a maraviglia. Signor Paoli, vogliatemi bene al solito, né lasciate questa gloria al tempo: che possa mortificare quel gentile affetto che sempre mi avete portato.

Di Bologna, li 17 settembre 1631.

CXXXYI

A MONSIGNOR DE’ MASSIMI

Dedica della canzone «nella quale va deplorando la poca sorte de’ poeti nella corte de’ prencipi, e con destra occasione loda quasi tutti i prencipi della cristianitá».

[Di Bologna o di Parma, tra il 1629 e il 1632].