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CLAUDIO ACHILLINI

perché a tutti ormai è noto che la sua penna è penna di fenice, e che altro tragitto ne’ suoi voli ella non fa che spiccargliela dall’ingegno, volar su le carte, e quindi passarsene all’ali della sua fama per arricchirne i tratti verso l’immortalitá. Ma questi sono bassi concetti e poco proporzionati all’eminenza dell’autore.

Il candore con che egli scrive è candore angelico, e per me giurarci che, se gli angioli fossero capaci di umana favella, in altre guise non ragionarebbono.

Il signor cardinale, per Dio, ha glorificato questo secolo ed ha dannato all’oblivione la memoria de’ passati. E direi solo solo che tanta eminenza pregiudica alla storia, perché le meraviglie dello stile, sovrafacendo gl’ingegni, non lasciano in un certo modo meditar i punti delle cose narrate; se non fosse che in abito di si fatto impedimento si fa piú bella e piú gloriosa vedere la gloria di questi componimenti.

Rendo al signor cardinale umilissime grazie del favore che ne ho ricevuto. Rinnovo alla memoria di Sua Eminenza l’umilissima ed antica servitú, principiata fin dal tempo di quel grande averoista Alessandro Achillini, fratello di mio avo, che indirizzò tutte le opere sue al nome di Giovanni Bentivogli. Ed a V. S. caramente bacio le mani.

5 agosto 1632.

CXLV

Del Cardinal Guido Bentivoglio

Ringrazia il poeta d’avergli fatto conoscere cosi compito gentiluomo come il signor Vincenzo Bignami. Indi soggiunge:

Della mia Istoria V. S. si mostra troppo parziale, e non so com’Ella possa farlo o io crederlo, essendo Ella assuefatta alle perfezioni di quella del padre Famiano. Come se sia, stimo sommamente le lodi che mi vengon da lei, e son meritate almeno dal mio singolare affetto verso la sua persona.

Di Roma, li 8 di settembre 1632.