Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/258

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tutti i quali Ella m’ha differenziato nel regalarmi, ed i quali sarebbono stati piú di me atti a sostener sulla schiena del merito loro non solo questo mio peso ma tutto il cielo della sua grazia; dove all’ incontro io non ne posso reggere una stella, anzi mi son lasciato talmente opprimere dalla troppa gravezza, che paio propriamente un altro Tifeo sotto a un nuovo Mongibello. Pure, perché la caduta m’è gloria ed io per la fiacchezza non posso mostrarne altra gratitudine, farò dadovero quel che di Tifeo fu favoleggiato: cioè esalerò eternamente, di sotto al monte della mia oppressione, fiamme verso V. S. illustrissima d’ardentissimo affetto e d’amore e di devozione.

E senza piú, le fo umilissima riverenza.

Di Parma, 6 di marzo 1601.

Ili

All’illustrissimo e reverendissimo

SIGNOR ClNZIO ALDOBRANDINI, CARDINAL DI SAN GIORGIO Dedica della prima parte delle Rime (Venezia, Ciotti, 1601).

Di Venezia, 1601.

IV

A Ferrante Gonzaga, duca di Guastalla


Gli annuncia di essere passato al servigio dí Ranuccio Farnese,

duca di Parma.

Parma, 1603.

V

Al signor Pietro Antonio Castaldi, a Milano


Non ha ingannato l’amico scrivendogli che il figlio «studiava come un cane», laddove costui non apriva i libri. I cani non studiano. È stata dunque colpa della paterna tenerezza del Castaldi l’avere interpetrata la frase in senso buono.

Di Parma, 13 gennaro 1604.