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XXVI

Alla signora contessa Angosciola, a Piacenza


Complimenti.

Di Parma, primo d’ottobre 1610.

XXVII

Al signor duca Lottario Conti, a Poli


Lo prega di non essergli avaro di lettere.

Di Parma, 4 di maggio 1611.

XXVIII

Al signor Piero Andrea Cannoniero, a Milano


Non può scrivere per lui un discorso accademico, perché ammalato.

Gran favore ni ’ha fatto V. S. a degnarmi de’ suoi considerati comandamenti, con richiedermi ch’io scriva un discorso accademico sopra la fedeltá amorosa, per potersene Ella nell’accademia valere, ora che le tocca la sua volta del discorrere. Ma insieme col grandemente favorirmi m’ha grandemente afflitto, domandandomi cosa che invero per ora io non posso fare come vorrei. Onde del favor la ringrazio e della afflizzion le perdono; anzi pur chieggo perdono a lei dell’impossibiltá del servirla. Mi trovo da due mesi in qua essere in mala disposizion di salute, avendo una vena rotta nel petto, che mi fa spesso sputar sangue. Il che cagiona ch’io non possa far fatica alcuna di studio, benché picciola, senza grave pericolo della vita. Sia dunque V. S. servita di consentire ancor Ella all’onesta oziositá mia, giá statami ordinata da’ medici che mi curano, i quali son di concorde opinione ch’a questa delicata sorte di male si ripari dalla natura con rimedio positivo e dall’arte con negativo, operandosi l’una in riunir la parte spezzata, ed operandosi l’altra in non impedir l’opera. E con ciò le bacio le mani.

Di Parma, 19 marzo 1615.