Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/29

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CCI

Al signor conte Fortuniano San Vitali


I nvia l’Adone.

Eccovi finalmente questo benedetto Adone con li vostri a gomenti, che mi pare il parto dell’elefante, tanto si ha fati aspettare. Ve ne mando una copia, e la mando sciolta per nc caricare di soverchio peso il corriero e per lasciarvi in libertá di far legare il libro a modo vostro, come vi è legato l’auttore con catene d’amore cordiale. Rincrescemi di non aver potuto spedire a tempo un mio lungo discorso, che va nel principio, circa la differenza dello scrivere tenero e osceno, il quale è pieno di buona e recondita erudizione; e l’ho fatto per chiuder la bocca a coloro che dicono questo poema esser tutto sparso di lascivie e sporchezze. Non ho potuto porlo in netto, perché mi bisognerebbe trattenermi anche qua un mese, ed io voglie in ogni modo rompere questa fatalitá che mi ritiene in Francia dove da un tempo in qua non ho avuta un’ora di salute, nu sono stato del continuo agitato da gravissimi mali.

Orsú, io partirò, piacendo al Signore, fra otto giorni, e mi sarebbe caro passar di costá per rivedervi ed abbracciarvi. Ma non so se si potrá. Il signor cardinale di Savoia mi scrive e mi prega che desidera menarmi seco a Roma; ed io mi recherei a gloria il goder di questo onore, ma dubito di non potere arrivare a tempo a Torino. Comunque sia, amatemi e comandatemi.

Di Parigi [aprile 1623].

CCII

Al signor Girolamo Preti - Roma


F ra quattro giorni partirá per l’Italia.

Finalmente romperò pure questa fatalitá che mi tiene incatenato in Parigi, perché fra quattro giorni m’incaminerò verso l’Italia in compagnia del signor prencipe Cardinal di Savoia, e