Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/335

Da Wikisource.

ristampato se non solo tre volte, una dal Deuchino in Vinezia, una dal Pavoni in Genova e l’altra dal Bidelli in Milano; le quali edizioni non bastano, e ve ne vuole in Vinezia dell’altre, se si ha da soddisfare appieno alla quotidiana cerca degli studiosi. Il simile succede anco dell’ Occhiale, il quale non si ristampa, con tutto che abbia applauso commune e che da alcuni scienziati si cognomini il «midollo dell’arte poetica».

Di modo che delle mie scritture accade oggi giorno un miracolo mostruoso e stranissimo, non accaduto ad alcune altre in niun secolo: cioè che libri, i quali piacciono a chiunque gli legge, siano nondimeno presso che morti. Io stimo invero le mie fatiche non per eccellenti, anzi per triste; ma per molto piú trista stimo la lor fortuna, mentre le veggo perir di morte non naturale ma aiutata e violenta, vedendo dall’altro canto ristamparsi tutto il di non poche opere italiane che son tenute di gran lunga inferiori alle mie e d’autori meno accreditati che non son io, le quali non per altro corrono per le botteghe se non solo perché non hanno persecuzione. Si che la picciola eccellenza, che dovrebbe lor nuocere, è quella appunto che lor giova; mentre, insieme col non essere arrivate a poter provocar l’invidia del Marino, hanno potuto acquistare il suo favore e lode. Quali essi autori sieno e quali esse opere, senza ch’io qui lo mentovi (che è ricordo odioso), so che V. E. lo sa a bastanza.

La cagion di questo miracolo (se pur miracolo egli deve chiamarsi e non piú tosto opera naturale) si è che gli stampadori e librari di Vinezia, persuasi da prima, come dissi, dal detto Marino, presero questa voga e questa seguitano tuttavia, esortatici ancora e mantenutici dalla rimasa setta degli amici di quello, i quali in tutta Italia sono in tanto maggior numero che gli amici miei, quanto nel mondo si trova piú ignoranti che savi e piú perversi che giusti. Giá non mi do io ad intendere che tal persecuzion sia nata perché il Marino giudicasse per migliori i miei libri che i suoi, ché non m’è incognito ch’egli stava tanto ingannato di se medesimo, che stimava piú una sua sillaba che cento righe, non dico mie, ma d’Omero e di Virgilio; ma egli desiderò che ’1 Canzoniere) e ’l Mondo nuovo non