Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/349

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chiaramente nel terzo e quarto libro del mio Occhiale. L’ istesso che dico del Tansillo si potrebbe, o poco meno, dir d’ Angiolo di Costanzo ancor esso, il quale scrisse ottimamente, ma sonetti soli e pochissimi, e toccògli andar co’ volumi altrui in frotta.

Ma, tornando al proposito di V. S., io lascerò per ora da banda di far giudicio della bontá intrinsica delle sudette sue poesie (le quali però confesso che mi paiono assai inferiori a quelle del Tansillo e del Costanzo), e dirò solo la mia opinione intorno al pubblicarle. Né si curi Ella di sapere appieno tutte e due le cose, ma si contenti di sentirne una, per ischifar displicenza. E primamente le giuro da galantuomo ch’io mi pentisco d’aver dato fuori il Canzonier mio, non ostante ch’egli (come V. S. sa) abbia pur sortito qualche fama, considerando che questa resta inferior di gran lunga all ’estreme fatiche che v’ho durate, e considerando anco il gran pericolo della trista riuscita il qual v’ ho corso, oltre i patiti travagli di proibizioni ed oltre l’emolazioni e perseguitamenti ed inquietitudini, che m’ hanno accelerata la vecchiezza per venti anni avanti. Del mio Mondo nuovo non dico nulla se non solo eh ’esso, non ostante l’essere senza paragon piú dilettevole che ’l Canzoniero , può tuttavia star suppresso e non ristamparsi né correre per le botteghe, cotanto sopra di lui si prevale la quotidiana maledicenza de’ marinisti. I quali miei trapassati infortuni ed incontrati intoppi mi rattengono ancora cosi dubitoso, che perciò io soprasto a non dare in luce i’altre mie cose poetiche, che forse son piú mature e piú plausibili che le prime; se bene pur publicherò in breve la Replica fatta all’Aleandri e compagni e l’ altre opere dogmatiche, perché son cose composte in prosa e perché mi v’ induce la necessitá del difendere la mia riputazione.

Diceva il nostro paesano Orazio che quel primo navigante, il quale avventurò la sua vita in mare, doveva avere il cuore armato d’insensata quercia, anzi di triplicato bronzo. Ed io soglio dire che quell’autore, il qual non teme la stampa come cosa formidabilissima, non ha sentimento in capo ma è stolido del tutto. Molti furono stimati eccellenti prima ch’imprimessero, e poi coll’impressione si vituperarono; de’ quali uno è, per