Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/357

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le darei torto, anzi direi ch’Ella avesse piena ragione, e ne terrei la sua persona per da molto piú che non tengo, perché da ciò argomenterei in lei non poca conoscenza del valor proprio. Godasi pur V. S. i suoi componimenti da se sola, ch’io non son tanto discortese che gliene invidi il diletto e che ardisca di rivalizar con lei. Ben l’ammonisco che qualvolta vorrá vagheggiargli, legga prima quel savio apologo d’ Esopo, nel quale si parla dell ’amicizia che la scimmia contrasse col lione, e della promessa, a lei da quel fatta, di non ucciderle i suoi bei figliuoletti quandunque per la selva gli rincontrasse; ché forse V. S., veduto quello che occorse, imparerá piú agevolmente dall’essempio de’ bruti che non ha fatto da quel degli uomini. Nel qual caso, spero ch’Ella, illuminata di qualche conoscimento, s’accorgerá che l’arti si vogliono prima studiare e poi professare, e cosi si rincaminerá per miglior via: onde le mie parole, ch’a prima udita le saranno parute aspre e severe, pigliate per lo lor verso le parranno soavi e caritative. Poiché la veritá nel suo diritto è dolce e nel suo roverso è amara. E per fine le bacio le mani.

Di Matera, 15 di maggio 1636.

LXXIX

Al signor cavaliere fra Muzio Passalacqua


Si congratula con lui per avergli il viceré di Napoli conferito il governo

di Cosenza.

Di Matera, 25 novembre 1636.

LXXX

Al signor don Tiberio Carrafa principe di Bisignano,


a Napoli

Lo prega di fargli ottenere giustizia contro d’un suo debitore.

Di Matera, 3 di gennaio 1638.