Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/380

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CHI

Al medesimo

Loda il Setaccio, pieno di cose astrologiche. Ma lo stampatore lo ha assassinato.

[Di Roma, 1648?].

CIV

Al medesimo


Descrive facetamente la miseria in cui egli versa.

Io son costretto di rappresentare a V. E. una imbasciata d’un mio compagno, il quale in altri tempi solea venire alcune rare volte a visitarmi, ma in quest’anno s’è voluto tanto addomesticar con me, che per forza è diventato mio camerata, ed ogni di si trova meco a pranzo, e troverebbesi anco a cena s’io non mangiassi una sol volta al giorno, lamentandosi inoltre che ’l mio vivere gli paia troppo frugale. Egli è importuno a segno che può piú tosto dirsi indiscreto ed impertinente. Ma, quel ch’è peggio, dubito ch’egli sia stregone, perché spesso si tramuta di maschio in femmina, e conseguentemente di tristo in peggiore. La pratica sua non è veramente molto onorevole, essendo egli avuto comunemente in dispregio, e qua6Ì da ognuno; si che, se si sapesse ch’io vi bazzico, resterei mezzo svergognato. Ma io uso in ciò gran cautela, né voglio ch’egli mai s’accompagni con me in pubblico, ma ogni volta ch’esco di casa lo serro dentro a chiave, benché contra sua voglia egli vi stia, anzi resti con gran rabbia a rosicar quasi le serrature. Di piú mi minaccia ogni giorno insino della vita, s’io non farò ottenergli da V. E. la sua domanda. Onde ancor io la supplico strettamente ad esaudirlo, accioché egli non mi facesse qualche male. Perché, non possendo io per la mia vecchiezza far piú questioni, ed essendo egli uno schermidore leggerissimo (il qual ha, ogni volta che voglia, una stoccata franca