Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/454

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Raccomanda il sacerdote Pietro Giapponi, il quale desidera entrare al servigio del cardinale in qualitá

di cappellano pag. 270

xxxii. A Giambattista Marino — Satira del marinismo .» ivi

x xxm. Al signor Aquilino Coppini, lettor publico nello Studio di Padova — Lunga confutazione di tre accuse mosse dal Coppini al Mondo nuovo : umiltá dello stile, lunghezza dei canti e dissimiglianza

nell’invenzione» 273

xxxiv. Al signor Francesco Stelluti, a Fabriano — Si scusa

di non potergli rendere un servigio ....» ivi

xxxv. Al signor Giovanni Antonio Orsino, duca di Santo Gemini, a Nerola — Non accetta la sfida a chi

sappia meglio empire di baie le lettere ...» ivi xxxvi. Al signor Luciano Borzoni, a Genova — Manifesta apertamente i suoi sospetti sulle vere ragioni che inducono il Borzoni a ritardare la stampa del

Mondo nuovo» ivi

xxxvii. Al medesimo - — Intorno allo stesso argomento .» 274

xxxviii. A’ signori accademici della Crusca, a Fiorenza —

Si difenda da una critica grammaticale mossagli dall’accademia intorno alla forma «votti», usata

nel Mondo nuovo» 276

xxxix. Al signor cavalier Marino, a Parigi — Protesta di non averlo voluto offendere in un famoso brano

del Mondo nuovo» 288

xl. Al signor Luciano Borzoni — Piú che sospetti, ora ha la prova certa che il Borzoni lo ha ingannato

per compiacere al Marino» 303

xli. Al signor don Virginio Cesarmi, a Roma — Condoglianze per la morte del padre» 305

xlii. Al signor dottor Pietro Magnani, a Roma — D’un galeotto liberato e diventato di punto in bianco

poeta a tempo perso» ivi

XL.111 . Al signor Ettorre Braida, a Torino — Si congratula con lui per la nomina a segretario del cardinale di Savoia, e scusa il duca di Poli, se, scrivendo al medesimo cardinale, gli abbia dato dell’* Eminenza» invece che dell’* Altezza»» 307

xliv. Al signor duca Lottario Conti, a Poli — Lo ha atteso invano a Parma durante le feste natalizie: perciò gli invia con ritardo gli augúri ....» 308

xlv. Al signor Pietro Magnani, a Parma — Del caro vivere a Roma, e dei confini in cui vanno ristretti gli obblighi dei padri verso i figliuoli ....» ivi