Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/61

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che è tra l’A. e ’l suo P. Ma perché non voglio esser lapidato lai fiutastronzi e dai caccastecchi, mi basterá dire che troppo Dene averò detto che le poesie d’ Ovidio sono fantastiche, poiché meramente non vi fu mai poeta, né vi sará mai, che avesse o che sia per avere maggior fantasia di lui. E utinam le mie fossero tali ! Intanto i miei libri che sono fatti contro le regole si ■rendono dieci scudi il pezzo a chi ne può avere, e quelli che »on regolati se ne stanno a scopar la polvere delle librarie.

Io pretendo di saper le regole piú che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo, accomodandosi al costume corrente ed al gusto del secolo. Iddio ci dia pur vita, ché faremo presto veder al mondo se sappiamo ancor noi osservar queste benedette regole e cacciar il naso dentro al Castel vetro. So che voi non séte della razza degli stiticuzzi, anzi non per altro ho stimato sempre mirabile il vostro ingegno, se non perché non vi è mai piacciuta la trivialitá, ma senza uscir della buona strada negli universali avete seguita la traccia delle cose scelte e peregrine. Pure sono stato constretto a far questa bravata in credenza, sentendomi stuzzicare il naso; e l’ho fatta perché con gli amici veri parlo con ogni confidanza alla libera. Ora quanto all’impressione d’esso Adone io non me ne curo un pelo che lo censurino, poiché non fo in esso il fondamento principale della mia immortalitá. E qui finisco baciandovi caramente le mani e pregandovi dal cielo quel che vorrei per me Di Napoli [estate 1624].

CCXXXI

Al medesimo


Si duole che abbia trascinato anche il Bruni nella polemica contro il Di Somma.

È possibile che voi, da me stimato piú di chichesia, non contento di far tanti rumori contro il signor Agazio di Somma per aver egli appoggiato all’auttoritá del vostro nome un suo