Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/71

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CCXXXIX

Al medesimo


Annunzia d’aver inviati i dolci al cardinale Scaglia.

Finalmente ho preso partito di mandar le scatole per mare con la commoditá d’una barca che partirá dimane o l’altro L’ho fatte adunque consegnare al padrone, il quale ancora nor so come si chiama, perché ho mandato un servitore alla marinE e non è ancor tornato; onde, perché è tardi e il procaccio vuol partire, non ho voluto mancare di darne aviso a V. S. , riserbandomi a scriverle il nome del barcaruolo per la staffetta. Intanto potrá far usar diligenza a Ripa, cercando le barche che vengono di Napoli, ché facilmente n’avrá notizia. Le scatole son due ed in ciascuna di esse son dodici barattoli di diverse conserve, ed hanno scritto di sopra: «All’ illustrissimo e reverendissimo signor cardinale Scaglia». Non son piu lungo, perché non ho tempo. All’istesso illustrissimo signor cardinale scrivo per lo medesimo padrone. E le bacio le mani.

Di Napoli [autunno 1624].

CCXL

Al SIGNOR CARDINAL SCAGLIA A ROMA


Invia due scatole di dolci.

Alla incomparabile bontá di V. S. illustrissima, ch’è l’istessa dolcezza, non si convengono altri doni che di cose dolci. Perciò prendo ardimento d’ inviarle alcuni pochi frutti della mia patria, i quali vengono conditi piú con la simplicitá d’un affetto devoto che con l’artificio del zucchero preparato. Saranno consegnate in casa di V. S. illustrissima da Francesco Scotto, padron di barca, due scatole con ventiquattro vasella di queste conserve. Priegola a gustarle ed a scusare insieme la negligenza del mio scrivere, la qual procede solo dal rispetto c’ho alle sue molte