Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/95

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molto meglio si sarebbe egli potuto ritirare sopra quello che sopra le montagne d’Armenia.

Se fuste stato a tempo de’ greci, che occorreva edificare quel gran cavallazzo per abbruggiar Troia? Bastava cacciarsi dentro le caverne del vostro naso e poi darvi fuoco. Se i romani vi avessero conosciuto, non avrebbono speso tanto in rizzare anfiteatri per rappresentar giuochi e spettacoli, poiché non so se l’istesso Culiseo, ancorché grande, fusse stato capace del vostro naso. Se il vostro prelibato naso s’interponesse come un muro divisorio tra la luna e ’l sole, sarebbe ecclisse perpetua. Se il sopradetto naso si mettesse per ponte nel golfo di Messina, tornerebbe a serrare quella spaccatura fatta dal mare tra i siculi e i calavresi. Se si piantasse il prefato naso tra l’ Italia e la Francia o tra la Francia e la Spagna, farebbe le fiche all’ Alpi ed ai Pirenei. Se il sopracitato naso si rizzasse per parapetto nell’ a rene della Libia, impedirebbe quella pericolosa fluttuazione per la quale si fanno le mummie. E se il vostro non mai a pieno celebrato naso fusse nell’aprica Siene, regione inabitabile per cagione del continuo zenit, per Dio vi farebbe ombra in sul bel mezodi alla barba del perpendicolo estivo. Anzi potrebbe scusare astrolabio e servire per oriuol da sole, massime se la punta della frizza andasse a ferire nella sfera di que’ dentacci alla divisa.

Io non so perché il padre Apollo con le sue muse non lascia il monte d’ Elicona e non viene ad abitare nel vostro naso, laureando circumcirca come i fegatelli. Parnaso fu cosi detto percioché, essendo discosceso e appizzuto, pare appunto un naso. Ma il vostro non par, anzi è naso vero, effettivo e reale; oltre che v’è poi il fonte d’Aganippe, che vi sgocciola con una vena indeficiente il licore del vostro cervello pegaseo. Canchero ! bella cosa se i poeti avessero a montare sopra il cacume del vostro naso e vi potessero seder su, come si fa al campanile di San Marco overo alla torre degli Asinelli: vi so dire che scoprirebbono Bergamo. Oltre la grossezza, intendo poi che il vostro naso è virtuoso e mi dicono che la notte sonniferando suona come un buttafoco e canta in sesquialtera il vespro figurato con certe russate arcadeltiche e gesolreuttiche, ch’a sentire è una dolcitudine. E che pensate? La cantafavola d’Orfeo, che si tirasse le genti dietro col suono della ribeca, è una baia. La veritá è che il manico dello stroinento era quello che le faceva correre, e fu ch’egli si vantava d’avere un naso di buona derrata. Ma quelle maledette