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falso, ma resistenza della rappresentazione come fatto cosciente è superiore ad ogni dubbio. Io posso perciò enunciare come dato irrecusabile di fatto resistenza del mio mondo cosciente col dire: Vi è in me un mondo di rappresentazioni. (W., I, 13). Questo contenuto rappresentativo è costituito da una molteplicità di elementi e distinto in quei due grandi gruppi che sono il mondo degli oggetti esterni e il mondo delle individualità coscienti (empiriche). La seconda certezza è la constatazione che in noi, a lato del mondo della rappresentazione e compenetrato con esso, vi è una norma egualmente immediata ed irrecusabile, sebben di altra natura: la legge fondamentale del nostro pensiero, il principio d’identità. Questo principio non può venir confuso col contenuto rappresentativo, perchè degli oggetti che costituiscono detto contenuto e sembrano obbedire a detto principio, nessuno (come vedremo) è realmente con esso in accordo. Esso non è quindi un dato, ma un’esigenza, un criterio: ciò che non è altrimenti esplicabile se non col vedere in esso il presentimento d’una realtà superiore, anzi meglio la presenza iniziale in noi di questa realtà. Il punto di partenza della filosofia è nella constatazione di questa dualità: il riconoscimento dell’essere nostro più vero nella realtà divina presente a priori al nostro spirito, la riduzione dei valori più alti, la verità, la moralità, la bellezza, la santità, a questa iniziale coscienza del divino, ne costituiscono il compito principale e supremo.

La coscienza naturale (che comprende anche la scienza) non avverte ancora l’intimo dissidio della realtà con se stessa, che nasce da questa irreconciliabile dualità; considera la realtà empirica come accordantesi perfettamente con la sua norma suprema a priori e perciò la ritiene per una realtà assoluta. Ciò ha la sua ragione nel fatto che l’esperienza della coscienza naturale, pur essendo in se straniera alla legge dell’identità, è organizzata in modo che realizza in sè un’illusoria apparenza d’un mondo coerente con se stesso, simula l’aspetto d’un mondo assoluto di sostanze immutabili accordantisi perfettamente con la legge suprema dell’identità. Ma in realtà questa sua identità è soltanto apparente e la natura sua contraddice alla legge del nostro pensiero: questa sua falsità intrinseca, per la quale ci rinvia sempre a qualche cosa d’altro da sè, costituisce appunto il fondamento della sua relatività ed è l’origine dei molteplici ten-