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fativi della stessa coscienza naturale (nella scienza e nella filosofia naturalistica) di costituire un’altra realtà con elementi empirici (gli atomi, le energie, ecc.); i quali tuttavia, quando vengano scrutati a fondo ci presentano necessariamente di nuovo quella medesima contraddizione interiore, per la quale la realtà immediata è stata degradata a semplice apparenza. La vera filosofia sorge quando comincia la prima coscienza chiara ed esplicita della contraddizione essenziale della realtà. Essa riconosce che l’accordo della realtà empirica con la norma assoluta del pensiero non è che apparente, dissolve l’illusione naturale, mette in luce in tutto il suo valore la norma assoluta e scruta a questa luce la natura della realtà empirica e di noi stessi.


III. — Cominciamo con l’esame del dato rappresentativo. Che cosa è la rappresentazione? Quale è la realtà che si rivela a noi nel dato rappresentativo? È questo la immagine, la parvenza soggettiva d’un’altra realtà, oppure la rappresentazione è essa stessa la realtà e trae il suo valore obbiettivo da distinzioni interne? Lo Spir si pronuncia in modo che da principio sembra, egli idealista risoluto e coerente, adottare la soluzione realistica; il complesso delle rappresentazioni nostre è un complesso di atti subbiettivi che ci rinviano al di là di essi, ad un mondo di oggetti che non sono le rappresentazioni stesse. E che la rappresentazione non sia l’oggetto medesimo, risulta, secondo l’A., dal fatto che la rappresentazione può essere falsa. L’essere e la verità si confondono: non vi è essere falso; la possibilità dell’errore nella rappresentazione ci rivela che essa non è la realtà medesima, ma è la costruzione subbiettiva d’una realtà, che essa si sforza di esprimere (W., I, 20 ss.). Certo la rappresentazione si sforza di confondersi con l’oggetto suo, si dissimula, si annulla quasi in ciò che ha di proprio per rendere presente solo il suo oggetto, ma ciò non toglie la distinzione fra rappresentazione ed oggetto: la rappresentazione p. es. d’un evento passato non è questo medesimo evento perchè esso, come fatto rappresentativo, è nel presente. Certo non si deve intendere la rappresentazione come un’immagine dell’oggetto rappresentato (W., I, 26 ss.); la rappresentazione non ha una materialità sua propria, non è che una reduplicazione formale dell’oggetto; è l’affermazione dell’esistenza reale del suo oggetto, il