Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/26

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ratteri quasi divini che creano e giustificano il rapporto religioso.

La filosofia ha così il suo movente primo ed il suo fine non in un vano desiderio di conoscere per conoscere, in una curiosità oziosa od in un raffinamento egoistico dell’intelletto, ma nel bisogno della vita religiosa. Nell’aspirazione dell’anima nostra ad abbracciare con uno sguardo l’insieme dell’esistenza vive in realtà il desiderio secreto di confondere l’anima nostra con l’anima del gran Tutto: la conoscenza del Tutto non è che la forma precorritrice della vita nel Tutto. L’esperienza e la riflessione estendono ed approfondiscono sempre più l’orizzonte che il nostro sguardo può abbracciare: la filosofia è il tentativo di stringere questa molteplicità d’esperienze in una visione limpida ed unica che l’anima possa godere appropriandosela: essa comincia col puro desiderio teoretico e finisce coll’aspirazione dell’anima ad immergere sè stessa nell’unità sovrasensibile che il pensiero le ha rivelato. Nella storia dello spirito la filosofia appare perciò come la creatrice di forme religiose sempre più alte, di concezioni teoretiche, che sono la preparazione ad una vita religiosa più perfetta: in questo consiste la sua funzione essenziale, sia che essa esplichi la sua azione in modo negativo e distruttivo, eliminando le concezioni inadeguate, sia che essa vi concorra in modo più positivo col preparare e trasmettere il materiale teoretico su cui si costituirà la vita religiosa collettiva delle età avvenire.

Quanto diversamente ci appare allora la storia della filosofia, che dal volgare è generalmente considerata come un vano alternarsi di sistemi non aventi altro valore che quello d’una sterile soddisfazione intellettiva! Il risultato positivo del pensiero filosofico non è in nessuna teoria, in nessuna conclusione concreta e definitiva, ma nell’educazione religiosa dell'umanità. L’attitudine che il pensiero nostro assume di fronte alla realtà complessiva — e con queste parole io comprendo anche l’attitudine teoretica dello scienziato di fronte ai singoli problemi della scienza pura, la quale ha, più che non sembri, un carattere ed un valore religioso — non è qualche cosa di naturale e di spontaneo, ma è il frutto d’una lunga preparazione mentale fissata attraverso i secoli nella nostra organizzazione spirituale: ed il principio attivo di questa insensibile evoluzione è innanzi