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è pretendere che la tradizione collettiva debba venir sostituita all’improvviso dalla concezione artificiosa ed arbitraria d’un individuo, altro affermare che la tradizione collettiva è continuamente modificata e rinnovata dall’azione individuale e che in quest’azione dell’individualità geniale sulla tradizione religiosa risiede appunto il compito precipuo della filosofia. Anche nella sfera della vita morale l’insieme delle idealità etiche e delle abitudini sociali fissate e cristallizzate nelle norme del diritto è sempre, non l’opera d’un giorno, nè la creazione d’un uomo, ma il frutto di una lenta evoluzione collettiva: e nondimeno tutto ciò che in esso è così diventato parte incontrastata della coscienza morale collettiva, è stato nell’origine sua la divinazione isolata d’uno spirito geniale, l’atto audace d’un ribelle innovatore. L’asserire che le idealità individuali concorrono a modificare e ad elevare il livello della moralità collettiva è perciò ben differente dal pretendere che l’opera arbitraria d’un uomo o d’un gruppo d’uomini debba violentemente sostituirsi all’azione insensibilmente lenta dello spirito collettivo: noi possiamo bene a questo riguardo associarci allo sdegno di Hegel contro coloro, i quali si credono di poter imporre alla società una nuova costituzione da loro creata, come si farebbe d’un abito nuovo, e s’arrogano di sottoporre l’opera secolare dalla ragione collettiva alle accidentalità subbiettive della loro concezione personale. Nella stessa guisa noi riconosciamo che ogni religione storica è un complesso secolare di tradizioni intellettuali ed affettive che non si mutano in un giorno e che la pretesa d’un individuo di creare una nuova religione sarebbe, oltre che ridicola, profondamente vana, in quanto nel mondo dello spirito, non meno che in quello della natura, non si danno soluzioni di continuità ed anche i grandi rivolgimenti apparenti, considerati nell’insieme della corrente complessa e profonda, di cui fanno parte, vanno poco al di là del nome. Ma ciò non toglie che l’individuo possa esercitare un’azione, maggiore o minore, su questa corrente: che anzi tutto ciò che vi è di vero e di vivente nella coscienza religiosa collettiva è sempre ai suoi inizi la creazione d’una coscienza individuale: creazione che, pur isolandosi per il momento dalla coscienza comune ed apparendo perciò come antireligiosa, è anzi il momento più attivo della vita religiosa. Per questo noi non crediamo che la filosofia debba cercar di sosti-