Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/36

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ed un nuovo indirizzo della vita. Quale sia questa nuova visione delle cose non è certo per nessuno di voi un mistero: e se io mi arresto a ricordarne alcuni tratti, ciò è soltanto per mettere in miglior rilievo quel concetto della funzione, dei compiti e dei fini dell’attività spirituale che alla nostra vita necessariamente ne deriva. Appena occorre che io vi ricordi che questo nuovo concetto della vita già si inizia e si prepara nel nuovo concetto della natura che lo Stesso svolgimento conseguente dell’indirizzo naturalistico ha contribuito a sostituire all’antica concezione meccanica. Il naturalismo del secolo passato aveva rivolto infatti ogni suo sforzo a risolvere la realtà in un sistema di leggi naturali necessarie: ma come è possibile la regolarità del divenire e la sottomissione dei fatti ad uniformità costanti senza considerare le leggi come principii obbiettivi, superiori ai fenomeni, senza porre al di là del mondo dell’esperienza una rete di rapporti e di entità sovrasensibili? L’analisi del concetto di legge condusse così il naturalismo alla negazione della legge: la realtà fu ridotta ad un aggregato di fenomeni e le leggi non furono più riguardate che come sistemazioni subiettive suggerite dalle esigenze pratiche. Così veniva negato il fondamento stesso della concezione meccanica: la scienza doveva rinunciare al suo sogno di ridurre tutto l’universo ad un grande meccanismo e lasciava sussistere accanto a sè la possibilità di un’altra e più obbiettiva concezione delle cose, attinta da un contatto fresco e vivo con la realtà. In questo risultato hanno confluito del resto anche altre tendenze di varia origine, che debbo qui soltanto accennare molto brevemente. Basti ricordare in primo luogo le recenti teorie elettriche della materia, per le quali il movimento, che con le sue leggi meccaniche era considerato come il fatto fondamentale in cui si risolvono tutti gli altri processi naturali, è invece ricondotto esso medesimo ad una variazione elettromagnetica in punti contigui dell’etere: ognun vede quanto esse ci avvicinino ad una concezione energetica e così in fondo ad un interpretazione idealistica della natura. Nello stesso senso agisce anche l’attuale movimento neovitalistico che rinnova sotto nuovi nomi la teoria aristotelica della vita: per quanto si tenti in limitati campi, ricorrendo anche ad antichi paradossi, di mantenere in tutto il suo vigore la concezione meccanica, sempre più chiaramente viene alla luce l’impossibilità