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che moralmente parlando: quante società, nelle interminabili e sanguinose lotte che precedono la storia, sono perite perchè in esse è mancata una minoranza coraggiosa, violenta e feroce che imponesse loro una legge di ferro! Ed è naturale che questa aristocrazia attribuisca a sè il possesso delle terre e lo sfruttamento dei greggi umani: questo era, nelle condizioni del tempo, un vero diritto morale in quanto era la sola forma che permettesse la sopravvivenza sociale e quindi lo svolgimento futuro di una vita veramente morale. Ma quando si vennero introducendo fra i gruppi umani altri rapporti e la lotta assunse altre forme e sorsero nel seno delle società nuove e più pure esigenze, la preminenza economica e giuridica di questo gruppo sociale diventò un’ingiustizia: si paragoni la nobiltà feudale che sotto Carlo Magno difende le frontiere dell’impero contro i barbari e quella che sotto Luigi XIV si accalca nei saloni della reggia a dissiparvi le ricchezze della nazione! In altre classi si accentra l’unità vitale del popolo: alla unità violenta ed esteriore si sostituisce una unità interiore di carattere morale che ha la viva coscienza di essere la ragione ideale di vivere per tutto il popolo. Allora all’antico diritto tradizionale si contrappone idealmente, nel pensiero di pochi prima, poi nel sentimento generale, un nuovo diritto ed all’antica aristocrazia in genere, una nuova aristocrazia ben conscia del suo valore e del suo diritto. Ma questa contrapposizione assume da principio una forma puramente negativa: il nuovo principio fa appello, nella lotta ineguale, alle forze di tutto il popolo e perciò la reazione sua appare come reazione di popolo, come sostituzione di una costituzione democratica alla oligarchia antica. Questo è del resto quanto si avvera in tutti i campi dello spirito; le leggi dello spirito sono dappertutto le stesse. Nella storia religiosa ogni concezione fondamentale è, nelle sue origini, qualche cosa di salutare e di vitale. Il mito stesso che è per noi diventato quasi un trastullo poetico, è la filosofia delle origini: il pensiero teologico di San Tomaso adunava al suo tempo quanto la coscienza scientifica e filosofica potevano convocare per la soluzione del problema delle cose. Ma in appresso queste concezioni persistono, si irrigidiscono, si oppongono come dogmi ai risultati viventi del pensiero che ogni giorno progredisce: ed allora abbiamo lo spettacolo che ci offre il dogma cattolico at-