Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/151

Da Wikisource.



LIBRO PRIMO.



CAPO I.

Scopo dell’architettura e suoi rapporti colle scienze.

Questo primo libro in tante parti si potria dividere quante conclusioni generali in sè contiene, le quali però ai luoghi loro saranno manifeste. Quanto alla prima, perchè ciascuno agente o fattore solo opera per conseguire qualche buon fine, come scrive Aristotile nel secondo della sua fisica (1), è necessario che similmente l’architettore si muova a edificare ovvero operare per alcuna utilità o gloria all’uomo conseguire; laonde se questa utilità maggiore al mondo si consegue quanto essa opera è più durabile e felice, non solo debba l’architetto nell’intenzione e mente sua avere l’edifizio, ma eziandio le cagioni della sua durazione, e secondo quella operare. Onde essendo manifesto che ogni cosa contenuta dai cieli generabile e corruttibile pigli origine, augumento, stato e detrimento dai corpi celesti, eccetto l’immateriale anima umana, siccome la cosa contenuta dalla continente, come la corruttibile dalla incorrutibile, come l’inferiore dalla superiore, finalmente la particolare dalla universale, sèguita di necessità che non minore dipendenza dai cieli abbia ciascuno umano edifizio, che qualunque altro corpo dalla natura prodotto, perocchè come afferma Averrois nel secondo dell’Anima, quasi tutto l’essere delle cose artificiali è naturale.

Oltre a questo, avendo la prima cagione tutti i corpi creati per

  1. Physicae auscultationis, II, 2.