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La cucina ricerca di lunghezza la sua larghezza e la metà più, o al più la larghezza e i due terzi di essa; della quale il cammino debba essere spazioso. Appresso di essa debba essere la guardacucina con ripositorii, pile da lavare, cisterne o pozzo, e una stanza di legna contigua ad una beccarietta con canali e chioche per mandare via ogni lotura e sporcizia. Appresso alla detta cucina devono essere dispense, masserizie e canovette, che tutte sono alla sua perfezione necessarie. Devono essere ancora nella detta casa o palazzo più cisterne, una in cucina, come è detto, o più appresso che si può: l’altra nel cortile ornata, in quel luogo che fusse apparente e comodo. Dopo questo, stanze per famigli sono necessarie in luogo che di sotto dichiarerò, di numero e di grandezza secondo il bisogno del possessore, ovvero grandezza della casa che fusse.

I tetti in prima questa dipendenza devono avere cioè, formando una linea retta dall’una e l’altra parte, cioè, per la larghezza, e quella sia divisa in parti quindici, e tre in altezza infino quattro del monaco del tetto, sicchè dal monaco alle facce del muro sia parti sette e mezza di tutta la larghezza di quindici parti1: lo sporto del tetto debba essere secondo l’altezza della casa, cioè da quattro in sei piedi, acciocchè nelle facce e appresso l’acqua non possa cadere. E dove sono le nevi, cinque d’altezza.

Perchè i giardini principalmente si fanno per dilettazione di chi fa edificare, e ancora secondo la comodità del luogo, però pare superfluo assegnare la figura loro; pure si debba il compositore ingegnare di ridurla a qualche specie di figura perfetta, come circolare, quadra o triangolare: dopo questi, più apparenti sono la pentagona, esagona, ortogonia: e si possono applicare. Similmente in esso si ricerca fonti, luoghi segreti secondo il desiderio dei poeti o filosofi, deambulazioni ad uso di palestre coperte con verzure, e altre fantasie che più al signore suo piacesse, coperto più che si può dai vicini intorno. E con queste cose

  1. A Roma ed in Toscana l’elevazione dei tetti è tra il quinto ed il quarto della base; l’autore vuole che sia di un terzo ne’ paesi nevosi. Quei tetti di tanta sporgenza sono uso quasi peculiare della Toscana: suppliscono al cornicione, ed anche più utilmente, sebbene con minor bellezza.