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i debiti recinti, base e corone, e sopra questo poi posando le sue colonne. La terza è facendo che le colonne sopra le stereobate si posassero, e queste stereobate, se lo Ante in piano fusse, devono essere semplici: se fusse elevato in alto si deve fare un recinto della medesima altezza della stereobata, a guisa di poggio. La quarta e ultima, facendo l’Ante con le colonne senza le stereobate: e dopo questo murando lo spazio ch’è infra l’una e l’altra colonna, lasciando una debita e proporzionata finestra per ciascuno spazio: l’altezza di questo Ante è eguale a quella del primo recinto del tempio: la larghezza sua con la lunghezza è in proporzione superbipartiens, cioè le tre quinte.

Il poggio è una deambulazione ovvero spazio tutto il tempio circondante senza alcuna colonna, da una banda del quale viene la parete e l’ante della cella, o veramente tutta la cella: dall’altra parte è un parapetto ornato con recinti, cornici e altre parti assegnate per ornamenti. Il qual poggio essendo eminente secondo il beneplacito dell’architetto, per un’ampia e lata scala di bracciali e parapetti ornata e altre parti, ad esso si perviene, come meglio appare per il disegno, perchè troppo lungo saria ogni particula per parole esplicare: sia adunque accettato il supplemento della pittura in quello che la lettera fusse difettiva1.

Perchè ad ogni eminente planizie del tempio per gradi si debba pervenire, al presente è da dichiarare le condizioni che a quelli si ricerca. È adunque da sapere che un grado del tempio totale è composto di più gradi parziali, i quali secondo l’antico rito devono essere di numero impari2, perchè quelli usavano cominciare il moto dell’ascensione loro col diritto piede e con quello finire: onde non possono essere meno di tre, sì perchè uno non è numero ma principio di numero, sì perchè è detto i gradi totali esser composti di più parziali. E benchè ai fedeli sia quasi proibito a queste superstizioni considerare e avere rispetto, niente di meno non è inconveniente usarli di numero impari, nel quale

  1. Mancano tutti i disegni del vestibolo, portico, ante e poggio col qual ultimo nome l’autore intende il podio ossia ambulacro esterno ai templi.
  2. Vitruvio, (III, 3). Grado del tempio totale dicesi qui per quegli scaglioni altissimi che circondavano molti templi greci e che forzavano a framettere gradini minori.