Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/257

Da Wikisource.

libro iv 237


Siccome i templi furono divisi in tre specie, cioè tondi, e simili ai tondi, e oblunghi, così è da dividere le cappelle. E per questo dico che le cappelle che hanno il tondo, o veramente partecipano la figura circolare come sono gli emicicli, cioè semicircoli o porzioni di circoli, queste tutte ricercano le medesime proporzioni e ricinti che delle celle tonde è dichiarato. Ma le cappelle quadre1 o lunghe ragionevolmente debbono esser quadrate, cioè tanto larghe quanto late, e l’altezza loro quella proporzione debba avere alla sua latitudine o diametro, che di sopra è detto dei templi oblunghi; possono essere ancora oblunghe un diametro e mezzo insino due, benchè la detta quadrata figura sia più conveniente.

Le deambulazioni, navate, ovvero pronao di colonne2 così possono essere applicate ai templi tondi e simili, come agli oblunghi. Delle quali avendo a trattare, prima è da considerare che quando in tempio tondo si fesser navate di colonne, sopra quelle è bisogno che un altro circolo di muro si posi minore del primo, il quale, oltre alla bellezza che dà al tempio, rende quello più lucido3, potendosi in quella dimensione fare le finestre: e questa diminuzione e navate si possono moltiplicare secondo l’altezza del tempio. Secondariamente è da intendere che queste deambulazioni dipendenza e proporzione pigliano dalle colonne, e le colonne dal diametro del tempio. Dove è da sapere che nei templi tondi, che in sè hanno diminuzione di circonferenza e di colonne e deambulazioni, il diametro da cui la proporzione della colonna si piglia, è quello del circolo imaginato sotto la circonferenza della seconda periferia4. Questo diametro adunque si debba in tre ovvero

  1. Correggasi: le cappelle quadrilunghe cioè quadrilatere.
  2. Qui l’autore dà egual valore a queste differenti denominazioni. Navata, per similitudine d’ufficio, ben può appellarsi in un tempio circolare lo spazio fra le colonne ed il muro: solo varia la forma, chè le navate in un tempio oblungo sono quadrilatere, mentre queste han figura di zona.
  3. Questo canone l’autore lo ha tratto dai templi circolari antichi di Roma, de’ quali (oltre il tempio di Bacco mentovato più sopra al capo 2 del libro IV) riporta anche al f.° 84 r.° del codice de’ monumenti architettonici il tempio di S. Stefano rotondo (Cf. Catalogo de’ codici, n.o III).
  4. Vale a dire che l’altezza della colonna devesi desumere dal diametro del peristilio