Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/115

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Ciascuno porta il suo destino!... Io ho il fatto mio, grazie a Dio, e mio fratello non ha nulla...

In tal modo seguitava a brontolare, passeggiando per l’aia, su e giù dinanzi la porta. Poscia vedendo che la ragazza piangeva ancora, cheta cheta per non infastidirlo, le tornò a sedere allato di nuovo, rabbonito.

— Che vuoi? Non si può far sempre quel che si desidera. Non sono più padrone... come quando ero un povero diavolo senza nulla... Ora ci ho tanta roba da lasciare... Non posso andare a cercar gli eredi di qua e di là, per la strada... o negli ospizi dei trovatelli. Vuol dire che i figliuoli che avrò poi, se Dio m’aiuta, saranno nati sotto la buona stella!...

— Vossignoria siete il padrone...

Egli ci pensò un po’ su, perchè quel discorso lo punzecchiava ancora peggio di una vespa, e tornò a dire:

— Anche tu... non hai avuto nè padre nè madre... Eppure cosa t’è mancato, di’?

— Nulla, grazie a Dio!

— Il Signore c’è per tutti... Non ti lascerei in mezzo a una strada, ti dico!... La coscienza mi dice di no... Ti cercherei un marito...

— Oh... quanto a me... don Gesualdo!...

— Sì, sì, bisogna maritarti!... Sei giovane, non puoi rimaner così... Non ti lascerei senza un ap-