Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/285

Da Wikisource.

— 277 —

rone e gliene importava assai di lui. L’udirono mastro Cosimo il falegname e quanti erano sul palcoscenico. Don Ninì furibondo andò subito il giorno dopo a cercare Ciolla, il quale se ne stava pei fatti suoi, dopo quelle ventiquattr’ore passate in Castello sottochiave.

— Bella figura m’avete fatto fare colle vostre melenzose!... La sa a memoria tutto il paese la vostra lettera!...

— Ebbene? cosa vuol dire? Segno ch’è piaciuta, se la sanno tutti a memoria!

— È piaciuta un corno! Lei dice che gliene importa assai di me!

— Oh! oh!... È impossibile!... La lettera avrebbe sfondato un muro! Vuol dire che la colpa è vostra, don Ninì... Non parlo del vostro fisico... Bisognava accompagnarla con qualche regaluccio, caro barone! La polvere spinge la palla! Credevate di far colpo per la vostra bella faccia?... con due baiocchi di carta rasata?... Giacchè a me non mi avete dato nulla, veh!...

Invano gli amici e i parenti tentarono d’intromettersi onde rappattumare i fidanzati. La mamma ripeteva: — Che vuoi farci?... Gli uomini!... Anche tuo padre!... — Don Filippo la pigliava su un altro tono: — Sciocchezze... scappatelle di gioventù!... Fu l’occasione... la novità... Le prime donne non vengono mica ogni anno... Sei una Margarone alla fin fine! Lui non