Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/439

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— Vi portano in casa la Lavinia... Non vedono l’ora che io chiuda gli occhi... — Lui protestava di no che non gliene importava nulla della Lavinia, che non voleva più rimaritarsi, che ne aveva visti abbastanza dei guai. E la poveretta stava ad ascoltarlo tutta contenta, cogli occhi lustri che penetravano fin dentro, per vedere se dicesse la verità.

— Sentite... ancora... un’altra cosa...

Accennava sempre con la mano, poichè la voce le mancava, quella voce che sembrava venire da lontano, gli occhi che si velavano a quando a quando di un’ombra. Aveva fatto anche uno sforzo per sollevarsi, onde passargli un braccio al collo, come non le restasse che lui per attaccarsi alla vita, agitando il viso che si era affilato maggiormente, quasi volesse nasconderglielo in petto, quasi volesse confessarsi con lui. Dopo un momento allentò le braccia, col volto rigido e chiuso, colla voce mutata:

— Più tardi... Vi dirò poi... Ora non posso...