Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/486

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Il marchese, ch’era tornato arzillo e gaio fra tutto quel parapiglia, aguzzando l’udito, ficcandosi in mezzo per acchiappar qualche parola, corse al balcone.

— Sicuro! Eccolo lì col camiciotto, come un bambino... Vuol dire che si torna indietro tutti!...

Don Gesualdo s’era alzato sbuffando, gridando ch’era meglio finirla, che correva giù a dargliela lui, la promessa, al Ciolla! E giacchè lo cercavano, era lì, pronto a riceverli!...

— Certo, certo, — ripeteva il marchese. — Se vi cercano vuol dire che hanno bisogno di voi. Di me non vengono a cercare sicuro! Vogliono farvi gridare viva e morte insieme a loro? E voi andateci! Viva voi che avete da farli gridare!

— No! So io quello che vogliono! — ribattè don Gesualdo imbestialito.

— Scusate, non si tratta soltanto di voi adesso, — osservò Mèndola. — E’ che dietro di voi ci siamo tutto il paese!...

Sopraggiunse il canonico, grattandosi il capo, impensierito della piega che pigliava la faccenda. Durava la baldoria. Una bella cosa per certa gente! Quei bricconi s’erano legate al dito le parole di pace ch’egli si era lasciato sfuggire in quel frangente, e stavano in piazza tutto il giorno ad aspettare la manna dal cielo: — M’avete messo in un bell’imbroglio, voi, don Gesualdo!