Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/58

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col barone Zacco. — Piuttosto la baronessa... offrendole un guadagno... Quella non ha puntiglio!... Del canonico non ho paura... — E tutto sorridente poi colle signore:

— Ah!... donna Chiara!... La bella monaca che avete in casa!... Una vera grazia di Dio!...

— Eh, marchese? eh? Chi ve l’avrebbe detto, ai vostri tempi?... che sareste arrivato a vedere la processione del santo Patrono spalla a spalla con mastro-don Gesualdo, in casa Sganci! — riprese il barone Zacco, il quale pensava sempre a una cosa, e non poteva mandarla giù, guardando di qua e di là cogli occhiacci da spiritato, ammiccando alle donne per farle ridere.

Il marchese, impenetrabile, rispose solo:

— Eh, eh, caro barone! Eh, eh!

— Sapete quanto ha guadagnato nella fabbrica dei mulini mastro-don Gesualdo? — entrò a dire il notaro a mezza voce in aria di mistero. — Una bella somma! Ve lo dico io!... Si è tirato su dal nulla... Me lo ricordo io manovale, coi sassi in spalla... sissignore!... Mastro Nunzio, suo padre, non aveva di che pagare le stoppie per far cuocere il gesso nella sua fornace... Ora ha l’impresa del ponte a Fiumegrande!... Suo figlio ha sborsato la cauzione, tutta in pezzi da dodici tarì, l’un sull’altro... Ha le mani in pasta in tutti gli affari del comune... Dicono che