Pagina:Matilde Serao Il ventre di Napoli.djvu/25

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dagnano ottanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli è la meglio vestita d’Italia; che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i più buoni guanti. Altri mestieri inferiori stabiliscono la mercede a settantacinque centesimi, a dodici soldi, a dieci soldi. Per questo non possono pagare più di cinque, sette, dieci lire il mese di pigione — e come la miseria incombe, la donna, la moglie, la madre, che ha già molto partorito, che ha allattato, tutti quelli che dovrebbero lavorare in casa, cercano lavoro fuori.

Fortunate quelle che trovano un posto alla fabbrica del tabacco, che sanno lavorare e arrivano ad allogarsi, come sarte, come cappellaio, come fioraie! La mercede è miserissima, quindici lire, diciassette, venti lire il mese, ma sembra loro una fortuna. Ma sono poche: tutto il resto della immensa classe povera femminile si dà al servizio.

La serva napoletana si alloga per dieci lire

Il ventre di Napoli. 2