Pagina:Matini - In Mugello, Firenze, 1913.djvu/11

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in mugello 7


Salimmo sopra un rialzo, donde potevasi scorger meglio la pianura sottostante. Il sole scendeva basso, brillante, d’un color giallo d’ambra, e maravigliose tinte dorate, porporine, delicate come i colori del petto di una colomba, si diffondevano pel cielo. Gli edifizi più alti della città gentile, percossi dal sole cadente, avevano toni caldissimi e proiettavano su quelli minori lunghissime ombre; le lanterne e le finestre delle case e dei palazzi mandavano scintillii; le colline e i poggi vicini si facevano foschi, mentre i lontani monti della Falterona e dell’Osmannoro, sfumavano lievi fra i tenui vapori della nebbia vespertina.

Alti e solenni, in quella gloria di tramonto, in mezzo a quel mare di case, quasi a darci una prova della opulenza artistica della città, s’ergevano al cielo: la svelta e poderosa cupola di cupola di Santa Maria del Fiore, che pareva guardare attorno con i suoi grandi occhi; il fulgido gioiello marmoreo inalzato da Giotto; quel meraviglioso stelo di fiore gigantesco che è la torre d’Arnolfo; il maestoso scrigno d’argento, ossidato dal tempo, dell’Or San Michele e i campanili delle chiese e le torri dei palagi della vetusta città.

Vanivano lenti i rintocchi di lontane campane; strani e indistinti rumori giungevano a noi, misti, di tanto in tanto, a lievi argentini scoppi di risa, di fanciulli e di donne del luogo. (Fot. G. Danti)
Bivigliano

Tre vecchie, presso la porta di una povera casa filavano insieme. Parevano le tre Parche: ma tre Parche liete e cortesi.

Osservammo a lungo le varie scene che si presentavano a nostri sguardi, poi sostammo a Bivigliano, località allora poco affollata, frequentata invece oggi, da una numerosa e ricca colonia di villeggianti, che trova lassù tutte le comodità necessarie alla vita odierna e tutti i più interessanti servizi pubblici: posta, telegrafo, telefono, luce elettrica e rapidi e variati mezzi di trasporto che conducono, in breve ora, a Firenze ed altrove.

Visitammo la chiesa di San Romolo e ci attardammo ad ammirare la pala d’altare di Andrea della Robbia, così semplice e interessante per la varietà degli atteggiamenti delle figure, per