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rente, dopochè l’ha perduta per il passagio prolungato della stessa corrente, bisogna servirsi d’una corrente diretta in senso inverso a questa. Parimenti, per far cessare la paralisi, si dovrà fare passare una corrente in senso contrario a quella che l’avrebbe potuta produrre. Sì vede da ciò che noi supponghiamo che la paralisi che si deve sottomettere al trattamento elettrico sia o del solo movimento, o della sola sensibilità. Così per una paralisi di movimento converrebbe applicare la corrente inversa, mentre per una paralisi della sensibilità si dovrebbe usare la corrente diretta. Nel caso di una paralisi completa non v’ha più ragione alcuna per decidersi piuttosto per la corrente diretta che per l’inversa; se pure non si voglia calcolare quale delle due indicate funzioni è stata la prima ad alterarsi.

Non vi lascierò ignorare alcune regole che credo importanti nell’applicazione della corrente elettrica nella cura della paralisi. Cominciate in ogni caso da una corrente molto debole. Questa regola mi sembra oggi più importante di quello che non la credeva prima d’aver veduto un paralitico cadere in convulsioni decisamente tetaniche per l’azione d’una corrente d’una sola coppia.

Abbiate cura di non prolungare mai troppo il passaggio della corrente, e ciò tanto più quanto è più intensa la corrente che adoperate. Applicate la corrente interrotta, piuttosto che la corrente continua, ma dopo 20 o 30 scosse al più, lasciate il malato per alcuni istanti in riposo.

Gli apparecchi che potrete adoprare nella cura elettrica sono varii. La pila a corona di tazze è in generale il migliore, o almeno il più comodo degli istrumenti: giacchè con essa è assai facile il toglier delle coppie, di variare la conducibilità del liquido. Se vorrete usare la corrente interrotta con una certa regolarità, potrete ricorrere, alla ruota di Masson che v’ho mostrato. Magendie si serve della macchina elettro-magnetica di Clark, i di cui effetti possono moderarsi con un ancora di ferro dolce, ap-