Pagina:Mazzarella - Di Tito Lucrezio Caro e del suo poema De Rerum Natura, 1846.djvu/114

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(conformemente al mal vezzo dell’età decaduta a cui vuolsi che appartenesse) cacciato per entro antitesi e astrattezze, modi turgidi e abbaglianti? Non avrebbe egli sostituite volentieri alle anticaglie di luciliana ed enniana sembianza le novità tanto gradite all’esagerata scuola di Lucano e di Marziale?... Infine, se altri classici scrittori ànno ripetizioni e ineguaglianze, se anche il divino Omero alcuna volta, al dire d’Orazio, dormicchia, perchè vorremo riferire ad altro inferiore ingegno quel tanto che in Lucrezio apparisce languido o disacconcio, non bastandoci lo escusarnelo col dire appunto essere il suo poema opera di prima ispirazione?

p. 52. (H)

Ripetizioni lucreziane.

La voce saecla, saeclum per progenie occorre in Lucrezio ben più di trenta volte; meglio che altrettanto vi è ridetto il poco poetico quod superest e forse più l’insuper, il denique: per dire i confini del mondo ripete ben quindici volte moenia mundi, e poco meno credo che sia ripetuto la frase templa lucida coeli, o tonitrualia templa coeli. Gli emisticchii ed