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382 | Meditazioni di un brontolone |
ciò sta scritto? Quale legislatore d’arte lo stabilisce? Su quali razionali fondamenti si basa esso, cotesto vostro precetto? E contro alle autorità che voi poteste addurre, per confortarlo d’appoggio, noi potremmo ad-
Scritti vari di S. Betti, Firenze, Emilio Torelli, 1856) nella lettera I al barone Alberto Nota, pagina 123, afferma «potentissimo l’ingegno del Machiavelli, che di centocinquanta anni prevenne il Molière nel dar l’ultima perfezione alla commedia con la Mandragola.»
L’Artaud, Machiavel, son génie et ses erreurs, par A. Artaud, Paris, Firmin-Didot, frères, 1833, nei capitoli XXIV, XXXI e XLIX, esaminando la Mandragola e l’opera di commediografo del Machiavelli, si associa al giudizio del grande Voltaire, e, a proposito della commedia in prosa senza titolo, rigettata l’opinione di coloro che la vogliono intitolata Frate Alberigo, osserva che in questo tipo di Frate «ne serait pas difficile d’y trouver des indications du caractère de Tartufo.» E più sotto esclama: «Où Machiavel avait-il trouvé ces secrets de l’entente de la scène, si justifié, et l’on peut dire, si savant?»
E soggiunge che «il faut reconnaître ici Machiavel comme inventeur,» e, dopo
avere col Macaulay convenuto
che il Fiorentino è superiore al Goldoni e inferiore soltanto al Molière, riflette che «cependant Machiavel dans ses dénouements, a surpassé quelquefois Molière,» e conclude: «il était donc réservé a ce génie si féconde, de n’être jamais médiocre dans ses compositions, même les moins analogues à ses études habituelles.»
E, a ragione, lo stesso scrittore ammira la spontaneità della vena e la forza comica del Machiavelli a proposito anche delle sue poesie e della squisitissima sua novella di Belfagor, la quale, sia detto di passaggio, degua di stare al paragone con le più belle del Boccaccio, fu tradotta in francese dal Le Fevre, e stampata in Saumur nel 1G64 in 12° e poscia imitata dall’elegantissimo e finissimo La Fontaine.
Il Lessing, Opere complete, Berlino, Gosche Riccardo, 1875, nella sua Raccolta di Lettere intorno alla letteratura moderna, lettera 322ª, vol. IV, pag. 638, riferendosi ad un giudizio del Meinhard nei suoi Saggi sull’indole e sulle opere dei migliori poeti italiani, afferma che il Machiavelli produsse un «paio di commedie nelle quali il sapore del Molière va unito con l’humor e con la forza comica degli inglesi.»
Il Lerminier invece (Philosophie du droit, par L. Lerminier, Paris, 1851) un messere che non ha grandi tenerezze per gl’italiani, a causa della tenenezza ancora minore che egli professa pei romani, loro antenati, nel tomo II, pag. 86, infuria maledettamente contro il Machiavelli perchè rallegrò Firenze con la sua Mandragola, quasi a coronare, con un grande scoppio di risa, la sua opera perniciosa di storico e di pensatore. Meno male che biasimando il Machiavelli riconosce
che la sua è una colpevole gaiezza cui si abbandonano talvolta gli spiriti superiori!!
L’Hallam (Henry Hallam, Inlroduction to thè Literature of Europe, Paris, Baudray’s Eurepean Library, 1859) loda molto la Clizia e trova nella Mandragola i caratteri del capolavoro affermando che «it is admirable for its comic delineations of character, the management of thè plot, and the liveliness of its idiomatic dialogue....» insomma ammirevole e vigorosa la delineazione dei caratteri, la condotta dell’intreccio, la leggiadria della lingua, la finezza del dialogo.
Il Rathery (Influence de l’Italie sur les Lettres françaises, Paris, Firmin Didot) rammenta la Mandragola unicamente perchè «imitée par La Fontaine sous une autre forme» e perchè «il y a des traits qui étonnent pour une pièce jouée devant le Pape.» Soltanto?.„