Pagina:Meditazioni storiche.djvu/48

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durevolezza di esso furono si soggetti di questioni frequenti, non solubili le une in niun modo, non solubili altre se non dalla scienza rivelata; ma la immaterialità dello spirito, la non spiritualità della materia sono assioma di qualunque filosofia non rinneghi quella stessa coscienza umana ch’ella si vanta di osservare e seguire.1 — E quest’assioma della coscienza interna è confermato ed esteso poi in ognuno di noi dalla propria osservazione esterna. £ vero, che alcuni filosofi negarono la certezza di ogni osservazione esterna, dell’esistenza d’ogni non io, dell’esistenza soggettiva dell’oggetto; ma sono dubbii, idee, espressioni, confusioni più che niun’altre rigettate dal sentimento personale e comune di tatti gli uomini.2 L’idea dell’esistenza di altri enti simili a noi, intorno a noi, è forse la prima, certo una delle prime di noi fanciulli;3 ed è poi una delle più chiare, delle più universali che sieno nell’uomo crescente od adulto. Non dubita nessuno dell’esistenza simile alla propria, della spiritualità degli altri uomini. E se anche qui si cadde in dubbi sui grado di tal somiglianza, sull’eguaglianza delle facoltà e dei destini umani, se vi cadde l’antichità principalmente ri-

  1. Talora dopo l’error filosofico del Materialismo, nacque, come suole per eccesso contrario, l’errore dello spiritualismo universale; ma con due nomi è il medesimo errore. Di due enti che si vogliano identici, non importa qual nome prendasi; resta sempre una l’essenza. Tra la materia e lo spirito non è osservabile da noi se non un’identità: quella d’essere ambedue creature di Dio. Per noi tutto il resto è differenza. Forse Leibnizio nella sua Filosofia delle Monadi, certo parecchi altri Tedeschi moderni nella loro Filosofia delle Forze non sodo puri di tal errore. Ma delle numerose confutazioni di esso non ricorderemo se non questa recentissima e di fatto: schelling, il patriarca dell’ultima e massima di queste filosofie, apri il suo corso di questo anno, rifugiandosi da quella in braccio alla rivelazione.— E con tal fatto particolare, ma grande, si compie quello massimo a che assistiamo del ritorno o riaccostamento di tutte le filosofie presenti alla vera via.
  2. Io temerei mettermi in polemiche interminabili, se citassi gli autori di tali errori. A chi vi cade o ammira i cadutivi, resta sempre, grazie all’oscurità delle idee stesse, la possibilità di negare d’esservi caduti.— Ma se non vi cadde nessuno, se l’errore che io dico fatto di rado, non fu fatto mai, tanto più se ne rinforza il mio argomento.
  3. La prima idea del fanciullo, dico del fanciullo reale non dell’automa immaginato da alcuni sensisti, è senza dubbio un’idea di esistenza. Ma della propria, o dell’altrui, o delle due insieme? questo noi lasciamo dubbio, rimandando chi cercasse lo scioglimento al trattato Della origine delle idee, e all’altre opere di Rosmini, e de’ contraddittori di lui.