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232 colosso egiziano

luce alla storia delle prime epoche conosciute della nazione egiziana, come per istruirci sulla condizione delle sue arti a que’ tempi.

Quella statua, con un’altra affatto somigliante ad essa, che rotta in più pezzi fu trasportata in Roma, dov’è tuttora, fu tratta dal Cav. Drovetti, nell’anno 1818, dalle ruine di Tebe, dove in antico, come ne fui assicurato da chi fu presente allo scavo, servì, in un colla compagna, d’ornamento esteriore ad un gran tempio di quella metropoli, il quale ho motivo di credere essere quelle di Karnac. Rappresenta essa un uomo in piedi, appoggiato col dorso ad uu obelisco, con lunga barba chiusa, come è solito, nella sua busta, e nudo in tutta la persona, eccettuate quelle parti che la scultura egizia ha quasi sempre avuto in uso di velare, a differenza de’ Greci e de’ Romani. La sua fronte è ornata dell’Ureus, ossia del serpente, distintivo de’ Regnanti1. Un enorme Pscent s’alza sul suo capo, e fra le due parti di esso si diramano due corna; su queste, nel mezzo, sta un disco, e lateralmente sulle loro estremità sorgono due aspidi. Tutto quel gran berretto e finalmente coronato dal globo solare. Ogni cosa è simbolica in questo bizzarro accozzamento di cose sì diverse fra loro; le quali, mentre servono di distintivo e di decoro all’eroe qui effigiato, equivalgono per altra parte ad una vera iscrizione, dove i titoli e gli attributi di esso sono rappresentati.

Tale fu sempre il genio delle arti figurative presso gli Egizi, tale lo scopo cui esse tendevano principalmente. Si dipingeva e si scolpiva in Egitto non già per rappresentare il bello ed il sublime dell’arte, o dell’immaginazione: ma per ritrarre la natura, oppure onde manifestare con simboli i propri concetti, ed, imitando sufficientemente il vero e le imagini di convenzione, essere intesi da

  1. I simulacri dei Monarchi dell’Egitto vedonsi per lo più colla fronte ornata di un’aspide: ma questa cosa non è costante. Abbiamo di fatto in questo museo una bella statua dell’ottavo Re della XVIII dinastia di Manetone, cioè di Ameuofis III, ed un’altra non intiera d’uno dei due Psaminetici, che ne sono prive; quando all’incontro ne vanno fregiate quelle di Amenofis I, Chebron, Meride, Misphragmuthosis, Oro e Sesostri, oltre quella che siamo per esaminare.