Pagina:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu/771

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particolare cl hanno tramandate i gi’eci scrittori. II solo cli. sig. CliainpoUioii il ininore e prcseiitemente abbaslanza avaiizato nello Sludiu ilellc aiUiche scritturc egiziaiic per polersi acringere a queslo diflicile ed importantc lavoro; io desidero vivameiite cIi’egLi abbia tempo, e coraggio bastantc per inlraprciiderlo.

La largliezza di quel foglio e poco miiiore di tre decimetri (7. once piemoulesi), rjual e prcsso a poco quella della maggior parte dei manuscritti su papiro; ma non e men lungo di dicianove melri, ossia di Z") piedi di Piemonte circa, che e quanto dire superior© quasi del doppio al maggior papiro egiziano che sia stalo fm qui publicalo. La sua scrittura e distribuita in colonne verticali die si Etendono da un orlo laterale aU’altro del foglio, ciascuna per I’ altezza di diciotto centimetri, ed anche piil, dove non vi sono figure. Per dare poi uu’ idea della larghezza di ciascuna di quelle colonne, e quiudi della proporzione dei geroglifici, diro che se ne richiedono novanta per riempire la misura di un metro.

Ma quel mauusi-iiilo Im uu magj^jior prfgio di cul non v’ ha allro eseuipio in papiri geroglifici, che in quei pochi dianzi recali nella nota o, vale a dire che porta seco la propria data, la quale è falta palese da un prenome Reale, il quale per quanto non sia per anche ben conosciulo, perche il nome proprio del Re, che era distinto, in aulico, con quel prenome, non ci e slato manifcstatu ancora da alcun iiionumento; siamo pero fatti certl dal complesso delle leggende dei Monarchi deH’Egilto che già sono conosciuti, che il regno sotto del quale fu scritlo quel grande rotolo, non puo essere anteriore ai primi successori di Sesostri della dicianovesima dinastia, ne posteriore a Cambise, capo della dinastia vigesima settima, quella de’ Persiani. Quindi I’epoca di questo rituale dee cadere fra i ciuquecento ed i mille dugent’anni prima dell’e. v., vale a dire due mila e cinquecento anni, almeno, prima dell’ cLa in cui viviamo. Eppure, non ostante tanta antichita, questo sottilissimo foglio e tuttoia cos! inliero e ben conservato, così fresche sono ancora le tinte dell’ iiicliioslro, or oero or rosso, de’ suoi