Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/329

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di lui opera la città d’Alba s’assoggettò per la prima volta al marchese di Monferrato, ma affinchè non venisse lesa la immunità ecclesiastica, convenne che tutti gli uomini del distretto d’Alba, e delle ville del vescovo fossero liberi ed immuni da qualunque prestazione di pedaggio, di maltolta, (maltoltae) e di qualunque altra esazione per tutta la terra di detto signor marchese.

22. Fra Martino dell’ordine di S. Francesco costituito sulla Sede Vescovile d’Alba, si fece maestro di quella perfezione cristiana che acquistò nel chiostro.

23. Fra Simone dei Minori osservanti assunto al Vescovado d’Alba intervenne alla tregua stipulata tra Carlo Angiò conte della Provenza e gli Astesi, e sopì le controversie insorte tra i Certosini di Pesio e gli uomini della Chiusa.

24. Bonifacio III dei signori di S. Giulia Del Carretto fece delle convenzioni cogli uomini di Guarene, la prima delle quali si fu che ciaschedun castellano dovesse giurare sui sacri evangeli di custodire il castello e la villa di Guarene, e non potesse venderla, darla od alienarla, ma renderla al vescovo d’Alba, od in mancanza di questo al capitolo della stessa chiesa.

Dal che si può congetturare che una volta il castello di Guarene appartenesse a questa chiesa, e che siasi cambiato in qualche altro podere.

Questo prelato confermò la donazione di 70 iugeri di terra fatta alle monache di Santa Clara nel 1286, aggiungendovi nel 1305 altri iugeri 36 coll’onere di una messa ebdomadaria della B. Vergine per la salute dei vescovi d’Alba, concesse investiture1 a diversi personaggi.

  1. Queste investiture di cui si farà soventi menzione, d’or in avanti, ebbero origine da un’usurpazione di canoni e decime spettanti alla mensa vescovile d’Alba. Per parte dei Guelfi e Ghibellini, questi redditi furono assegnati a cavalieri e vassalli dei rispettivi partiti in numero di quaranta circa. Cessate le turbolenze e le fazioni, i vescovi rientrarono, nei