Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/49

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1197; Giorgio I, 1219; Giorgio II il Nano, 1268; Bonifacio I, 1324; Cristoforo I, 1386; Ottone I, 1411; e Galeazzo I, 1530. »

Verso il fine del secolo XV eransi già fatte tante divisioni di questo marchesato, che non è ben certo qual ramo della famiglia dei Ceva ne fosse allora, e si considerasse come il principale.

Passa quindi il Casalis a dare notizie particolari dei marchesi di Ceva che noi ommetteremo per ora potendosi questo leggere nel citato Dizionario a pag. 488 e seguenti, ed anche per non ripetere molte cose che già si dissero, e che si diranno in appresso. Siccome però le memorie che si pubblicarono dal Casalis furono ricavate dai documenti raccolti specialmente dal succitato signor teologo Moriondo e dall’abbate Sclavo, e dal canonico Grassi, sarà cosa ben fatta dar di questi un succinto ragguaglio.

Trenta sono i documenti del Moriondo che parlano del marchesato di Ceva.

Il primo è del mese di luglio 1188, e contiene una donazione fatta da Guglielmo marchese di Ceva, fu Anselmo, alla Chiesa di Casotto, condonando a quei Certosini i debiti che avevano contratto coi suoi antenati, e provvedendo alla loro sussistenza, cedendo loro gratuitamente alpi e vigneti.

L’ultimo in data 21 gennaio 1379 porta il seguente titolo: Consilium Antonii de Carlino I. C. super quaestionem inter D. Iohannem de Ceva, et sindicos Castellini, solvendum ne sit fodrum, in florenis de fabbrica Cevae, an de Florentia apud Eg. J. B. Vascum a Bastita.

Sette di questi documenti cioè il n° 1, 2, 3, 4, 5, 7 e 13, furono somministrati al Moriondo dall’abbate Sclavo. Altri sette si ricavarono dai regi archivi, ed i restanti da monsignor Della Chiesa, dagli archivii dei marchesi Ceva di S. Michele, Ceva della Bosia, e dell’abbate Grassi di S. Cristina ecc.

Nei manoscritti dell’abbate Sclavo oltre i sovra citati, si